Francesco Marilungo è il vincitore del Premio Internazionale Prospettiva Danza Teatro 2020
Il vincitore del Premio Prospettiva Danza Teatro 2020 è FRANCESCO MARILUNGO con la coreografia Partygirl.
Quest’anno, oltre al Premio del Pubblico assegnato a I carry, you hold di OLIVIA COURT MESA, è stata assegnata anche una Menzione Speciale da parte della giuria al coreografo JACOB GÒMEZ per Meohadim. Un sentito ringraziamento anche agli altri finalisti: Michele Colturi, Giorgia Fusari, Yaniv Hoffman, Marco Laudani e Mayya Popova.
Il Covid non ha fermato il processo di selezione di uno dei premi più importanti nell’ambito della danza contemporanea, con una giuria internazionale di esperti che ha esaminato con perizia e attenzione i progetti proposti, aprendo ad un dialogo costruttivo e prezioso con gli artisti. A causa dell’emergenza sanitaria in cui ci troviamo, tre dei 4 finalisti stranieri hanno presentato il proprio lavoro attraverso la proiezione del video dello spettacolo. In questo momento così difficile per i lavoratori dell’arte e dello spettacolo, la direzione ha preso questa decisione per sostenere la giovane danza contemporanea e non penalizzare chi non è potuto essere presente per cause di forza maggiore. Grazie infine al pubblico che numeroso ha assistito a questa undicesima edizione del Premio, alla Fondazione Cariparo e a Banca Etica per il fondamentale sostegno.
FRANCESCO MARILUNGO – Partygirl:
Il progetto vuole indagare il concetto di corpo come oggetto del desiderio. Che cosa rende un corpo sensuale, cosa scatena il desiderio nell’essere umano. Secondo Georges Bataille quella figura che per antonomasia incarna l’essenza del desiderio è la prostituta. Figura quasi archetipica che rappresenta la morte sotto la maschera della vita e che pertanto ha il significato stesso dell’erotismo poiché quest’ultimo è per definizione il luogo in cui morte e vita si confondono.
La prostituzione fa di un corpo offerto un “oggetto morto”, o meglio il punto morto dello scatenamento delle passioni.
Con Party Girl si pone l’accento proprio su questo processo di oggettivizzazione del corpo, un processo che rende il corpo umano quasi “inorganico” e che trova ampio sviluppo all’interno del mercato del sesso, laddove un corpo si mostra/viene messo/si mette in vendita.
Partendo da alcune posture e alcuni movimenti che nell’immaginario collettivo innescano il desiderio, le tre danzatrici costruiscono una danza minimale fatta di movimenti stilizzati, segmentati, rallentati, sospesi. La componente sensuale ed erotica viene completamente annullata da un corpo che a mano a mano “perde vita”, si fa oggetto, manichino. Tutte le indicazioni di movimento e composizione vengono impartite da una voce esterna, portando così il processo di oggettivizzazione anche sul piano della composizione della performance.
Dal punto di vista drammaturgico, sono di riferimento il lavoro fotografico di Antoine D’Agata, le interviste che quest’ultimo ha fatto alle prostitute con cui ha avuto rapporti sessuali ma soprattutto le testimonianze dirette, gli incontri con sex-workers/prostitute, con antropologi e esperti del settore.
In scena sono presenti tre televisori che, come dei reperti abbandonati a terra, trasmettono video di paesaggi della prostituzione: strade, night club, appartamenti privati.
VALUTAZIONI DELLA GIURIA
Di Zoocam di Michele Colturi
la giuria ha apprezzato l’approfondimento culturale alla base dell’originalità del progetto, trasposto sulla scena con trasparenza linguistica, anche con la complicità del drammaturgo, Ciro Ciancio.
Di Meohadim di Jacob Gomez Ruiz
la giuria ha apprezzato la chiarezza compositiva e la coerenza progettuale nella
confezione di uno spettacolo che evidenzia già uno stile coreografico maturo e personale.
Di Eigengrau di Giorgia Fusari
la giuria ha apprezzato la pulizia formale e il concetto originale alla base di un lavoro di partnering molto ben sviluppato, con una particolare cura per la micro-espressività dei corpi.
Di Merge into surreal di Mayya Popova
la giuria ha apprezzato la chiara estetica visiva e la capacità di trovare una sintesi tra stili compositivi variegati.
Di I carry, you hold di Olivia Court Mesa
la giuria ha apprezzato la qualità professionale degli interpreti nel realizzare una performance di contact improvisation di considerevole forza espressiva, anche grazie a una scelta musicale originale.
Di Partygirl di Francesco Marilungo
la giuria ha apprezzato l’originalità del progetto e la sua scrupolosa attinenza a scottanti problematiche contemporanee. La trasposizione sulla scena è nitida e tesa a restituire in modo vivido le intenzioni drammaturgiche dell’autore.
Di Amuninni di Marco Laudani
la giuria ha apprezzato la costruzione drammaturgica e la capacità esecutiva del progetto, a partire dalla qualità dei due interpreti. Le scelte estetiche e musicali sono coerenti con il quadro estetico complessivo.
Foto di Ilaria Foroni.